… dice il ragazzino avvicinandosi alla porta aperta dove la signora con il vassoio in mano gli porge un dolce rispondendo “¡ La concepción de Maria !” “¡ viva la Virgen !” esclama il ragazzo che poi veloce corre verso nuovi usci e nuovi doni. In questa breve liturgia, chi causa tanta allegria? La concezione di Maria! Viva la Vergine! , si racchiude l’essenza di una delle feste più sentite in Nicaragua: l’Immacolata, qui chiamata la Purisima.
La tradizione, che vuole bambini e giovani passare per le case a onorare la devozione delle famiglie alla Madonna (devozione che consiste nel preparare sulla soglia di casa un altarino dedicato alla Vergine e distribuire dei regali che, a dipendenza delle possibilità, ma più spesso dell’impegno preso in qualche voto, o ancora della vanità, può trattarsi di una semplice caramella, di un dolce fatto in casa, biscotti, patatine, ma anche cose più concrete: pacchi di zucchero, di riso, piccoli utensili o oggetti per la casa, eccetera), si chiama la Griteria.
Leon è la città in cui la Purissima ha la tradizione piu consolidata e c’è gente che viene da tutto il Nicaragua per gritar. Molti vengono con lo zainetto vuoto e con un solo obiettivo: riempirlo! Il bottino della serata si chiama la gorra.
La festa è veramente bella: le strade sono piene di gente e nell’aria c’è l’elettricità tipica di questi momenti, si sente la sottile tensione dei ragazzi tipo quando devi fare la fila per San Nicolao.
Intriganti e forse predominanti, gli aspetti pagani della festa …
a iniziare dai botti … in Nicaragua non c’è festa che si rispetti che non induca la popolazione a fare scorta di fuochi artificiali con i quali stordire e impuzzolire tutto il vicinato … Immancabile il commento di qualche amico cooperante: questi non c’hanno ‘na lira, possibile che debbano mandare in fumo la tredicesima che non hanno ancora incassato?!? Io tendo ad essere più tollerante … mi sembra una battaglia persa … e poi magari ogni tanto qualche sfizio uno deve pure toglierselo … certo ci sarebbero modi più educativi … ma … tant’è …
… e quindi a mezzogiorno, alle sei e a mezzanotte, con una puntualità molto poco sudamericana, per le strade e sopra i tetti di Leon, si scatena l’inferno … miccette, bombe carta, razzi, sirene, missili terra-aria … tutto lo scibile del pirotecnico e del piromaniacale viene fatto brillare, esplodere, detonare … per poi lasciare lunghi minuti la città avvolta dai fumi e dagli odori della polvere da sparo.
Altro aspetto poco mariano è che gli assembramenti di persone intorno agli usci si fanno piuttosto tumultuosi quando il regalo è particolarmente allettante, tanto da sfiorare a volte la rissa, e costringere gli elementi più deboli a rinunciare, ripiegando su case più accessibili.
A tratti il tutto appare come un grande spot pubblicitario per la religione cattolica: sentire adolescenti ingellati che possibilmente non mettono piede in una chiesa da mesi, gridare “Viva la Virgen!” lascia un po’ perplessi, e ti dà l’impressione che la festa abbia l’obiettivo di farglielo ripetere tanto che magari ci credono davvero.
In realtà però prevale l’aspetto controproducente che in qualche modo è di corruzione degli animi … illuminante una scena che mi capita di vedere: una bambina si avvicina all’altare addobbato all’entrata di una chiesa, la persona preposta a ricevere i fedeli gli dice “mi spiace piccola, abbiamo finito le caramelle … ma se vuoi puoi cantare alla Madonna” (a volte invece del semplice scambio di battute di cui sopra, il padrone di casa chiede che si canti qualche canzone dedicata a Maria). La bambina, avrà avuto sì e no cinque anni, guarda il signore un po’ perplessa e gli chiede “ma … avete finito proprio tutto??” all’assertivo cenno di capo che riceve di risposta, senza pensarci due volte, dà una mezza giravolta e … via! sgattaiola rapida in cerca di altarini più fortunati …
Chiaramente pagani poi sono il “toro encohetado”, un ragazzo che indossa sulla schiena un’imbracatura a forma di toro, alla quale sono attaccati una cinquantina di razzetti che una volta accesi iniziano a partire in tutte le direzioni, a dipendenza della posizione iniziale sul castello di legno e rispondendo ai movimenti di danza del ragazzo-toro, e la gigantona, maschera nicaraguense che rappresenta una donna gigante (la donna spagnola, i colonizzatori, eccetera), intorno alla quale balla el enano cabezon (il nano dalla testa grande) che rappresenta l’indio nicaraguense.
Dopo aver girovagato per la festa con un po’ di amici, finiamo a casa di Raquel e Felix, che, sarà per la provenienza spagnola di lei, si trasforma presto in un mezzo bottellon: una ventina di persone occupiamo il marciapiede adiacente la casa della coppia per ciarlare amabilmente e sorseggiare birra o rum. Verso le undici e mezza chiedo a Felix: “ma non è che i vicini si arrabbiano che forse stiamo facendo un po’ di casino?” “Noooo, e poi … che non rompano troppo …”. Vabbé … poco dopo mi rendo conto che le mie preoccupazioni non avevano proprio ragione di essere (non conoscevo ancora la tradizione …): è mezzanotte, Felix tira fuori l’arsenale … e tempo di tornare a festeggiare la Madonna a colpi di razzi e mortaretti …
[…] festività del Nicaragua che viene chiamata popolarmente Griteria (vedi articolo sul blog Armadillo dal titolo: quien causa tanta […]