84 l’altro ieri …
il numero dei femminicidi quest’anno in Nicaragua. La tragica punta di un iceberg con alla base le oscenità dette per strada alle ragazze che passano, una visione maschio-centrica della società ben radicata nella famiglia, dove le stesse donne riproduco il modello, e via via scalando la fredda parete, le pressioni o violenze psicologiche, gli insulti, le botte, i ferimenti, gli stupri.
A Matagalpa la sensibilità sul tema della violenza verso le donne è particolarmente alta visto che, essendo un dipartimento rurale, questi problemi sono mediamente più gravi di altre zone del Paese, e l’atteggiamento delle associazioni per la difesa dei diritti delle donne è necessariamente più agguerrito. Le celebrazioni per il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, sono dunque particolarmente sentite.
Lotta dura (senza paura)
Venerdì sera si inizia con una serie di rappresentazioni artistiche negli spazi del Grupo Venancia, un centro culturale paladino delle diversità sessuali. Un rap che attacca frontalmente “el sucio machito” (letteralmente in italiano sarebbe “lo sporco maschietto” … ma non rende l’idea …). Una graffiante parodia in cui semplicemente le attrici salgono sul palco e fanno le galline, poi arriva il gallo. Nessuna parola, solo versi di … gallina. Ma non c’è bisogno di spiegare niente: una perfetta fotografia dell’essenza di una società machista. Fili per stendere lenzuola e biancheria intima macchiate di rosso, a inframmezzare cartelli con parole di accusa diretta al patriarcato, alla lentezza o inadeguatezza della giustizia, alla passività dello stato … appeso, immancabile, anche un machete. Un rosario, recitato con tanto di amen, di attacchi alla chiesa ed alle istituzioni dello stato.
E ancora, una donna-Cristo, sotto il peso della croce, aggredita e umiliata da un sacerdote, da un maschio violento, da un giudice. Il coro che canta canzoni di lotta, fra le quali “como una cigarra”, “come una cicala”: “tante volte mi uccisero, tante volte morì, in ogni caso sono qui. Resuscitando.” Sento i singhiozzi delle donne intorno a me. Chiudono gli amici del gruppo Informal: con nastri colorati presentano la suggestiva opera “tessitrici di una vita senza violenza”.
Libere, colorate, nude
La mattina dopo arrivano, pochi giorni prima avevano partecipato al corte de café (vedi post precedente), Andrea, Gomez e Leo. Quest’ultima si è portata la nipotina, Andrea (e due). E sono venuti anche Andrea (e tre …), ragazzo ligure, e suo figlio Wanki. Sono tutti qui per partecipare al Carnaval contra la violencia: una marcia che dal ponte per l’uscita verso Managua attraversa la città per culminare nella piazza principale, quella della cattedrale.
Andiamo incontro al corteo facendo il percorso inverso. Andrea (… Andrea uno …) in particolare non sta nella pelle di vedere le amiche che hanno scelto una forma particolare di manifestare la loro opposizione alla violenza: presentarsi nude e con il corpo dipinto. In realtà del gruppo doveva far parte anche lei, ma era arrivata troppo tardi per fare in tempo a dipingersi.
Incrociamo le cinque coraggiose ad un paio di isolati dalla piazza. Sul momento in realtà non valuto correttamente l’impatto di quel loro gesto, e nemmeno mi rendo conto che delle cinque ragazze ne conosco quattro. Loro sono troppo vicine alla piazza per fermarsi e noi troppo intenti a fotografare il corteo.
Scandalosa Matagalpa!
E solo dopo, quando andiamo al ristorante italiano a mangiare, onorati dalla presenza di tre delle eroine del giorno, che iniziano ad arrivare le prime reazioni …
Non c’è dubbio che le ragazze abbiano colpito nel segno: le compagne di lotta sono fiere di loro e riconoscenti. Eccitate dal polverone sollevato. Per la città corrono voci incontrollate … “queste chelitas che vengono da Managua a dar scandalo a Matagalpa …”.
In realtà di chela c’è solo Naiara, una ragazza spagnola, mentre Tannia, Odelba, Katya e la quinta ragazza, che non conosco, sono nicaraguensi. E da Managua vengono solo Naiara e Katya: le altre sono matagalpine doc!
Ma chi se ne frega … l’importante era scuotere le coscienze e ci sono sicuramente riuscite. Stamattina sul Nuevo Diario (uno dei due quotidiani nazionali), la loro foto è in prima pagina! Anche se chi ha redatto l’articolo sembra più concentrato sul determinare quante avessero gli slip e quante no (peraltro sbagliandosi, dato che ne conta una sola completamente nuda, mentre erano due) che sul capire i significati del gesto.
La reazionaria Prensa invece viene meno alla sua funzione di mezzo di informazione e snobba quella che, fosse anche solo “di costume”, è, senza dubbio, una notizia: è la prima volta che in Nicaragua la protesta assume queste modalità! Evidentemente é una notizia troppo pericolosa, e poi cosa direbbe la Chiesa se si pubblicasse una foto di quei corpi splendidamente dipinti e orgogliosamente nudi a sfidare senza pudori l’ordine costituito?
E mentre in una grigia e fredda Svizzera si vota ancora una volta a chiudersi e a fare un passo indietro, il Nicaragua avanza coi piedi allegri, scalzi e colorati di cinque giovani donne che non hanno paura.
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